di Ginevra Oliosi
Una breve introduzione
I 12 anni di conflitto in Siria, oltre ad aver causato una ragguardevole e tragica emergenza umanitaria, ha portato con sé anche le difficoltà incontrate dal regime di Bashar al-Assad non solo di riconquista territoriale, ma anche quelle provocate dalla conseguente crisi economica. Ad oggi, tuttavia, il regime siriano sembra essersi risollevato, almeno economicamente, grazie ad un bene di consumo molto apprezzato nella regione mediorientale: il Captagon.
Il Captagon è una droga sintetica a base anfetaminica cui viene aggiunta caffeina. La produzione iniziale è legata, come del resto tutte le droghe, al settore farmaceutico. Usata dal 1961 in Germania per curare l’ADHD nei minori, nel giro di vent’anni la produzione e la vendita legale del farmaco vennero interrotte. Perché proprio il Captagon? Il Captagon è una droga di facile per produzione e stoccaggio. Il basso costo dei materiali necessari per la fabbricazione consente un ampio margine di guadagno, inoltre, la facile reperibilità dei prodotti necessari, la scarsa necessità di conoscenze chimiche di chi decide di produrla la rendono una sostanza perfetta per essere prodotta senza grossi rischi anche all’interno di abitazioni private.
Prima della fine della guerra fredda la produzione di Captagon era in larga parte situabile in Bulgaria: grazie a un piano di collaborazione tecnica nel campo chimico, diversi siriani si recarono in Bulgaria instaurando anche rapporti che si sarebbero rivelati prolifici per la futura irruzione del Captagon in Siria.
Perché la Siria?
“Quando fu creato il mondo, l’intelligenza dichiarò che sarebbe andata in Siria, e lo spirito di discordia si intromise, dicendo che sarebbe andato con lei”1.
Geograficamente la Siria rappresenta, da sempre, un crocevia strategico: incastonata tra confini l’Iraq, Turchia, Libano, Giordania e, non meno importante, uno sbocco sul Mediterraneo. Quella che fino alla fine degli anni ’80 fu ritenuta la “Cuba del Medioriente”, fu costretta a seguito dell’implosione dell’Unione Sovietica, all’epoca guidato dal padre di Bashar al-Assad, Hafez al-Assad, a volgere lo sguardo altrove. Quell’altrove, tuttavia, non fu più profondo di un palmo. Il neonato Iran khomeinista trovò a Damasco quello che con il tempo si sarebbe rivelato un solido alleato: la liaison con la Repubblica Islamica diede origine al “fronte della resistenza”, includendo anche le forze libanesi di Hezbollah. Il ruolo principe dell’alleanza fu la costituzione di un polo politico strategico alternativo ai paesi filo-occidentali della regione, primi tra tutti l’Egitto e le petrol-monarchie del Golfo.
Facciamo un salto temporale: senza entrare, almeno in questa sede, nel merito della guerra civile siriana, quel che è importante evidenziare per comprendere l’ascesa del regime di Damasco al rango di narco-stato è che, a soli due anni dallo scoppio del conflitto, le più importanti produzioni di Captagon – che fino al 2013 erano situate in Libano nelle zone sotto il controllo di Hezbollah – vengono spostate in Siria. E non in posti qualsiasi, ma nella regione di Latakia, storico avamposto alawita fedele alla famiglia Assad. La guerra, le frammentazioni di potere, l’affossamento economico uniti ai traumi psicologici che ogni conflitto causa alla popolazione hanno creato l’humus perfetto per la proliferazione di una droga poco costosa che potesse essere utilizzata da un ampio ventaglio di persone, partendo dai combattenti di ogni fazione per non provare paura e non patire gli sforzi fisici fino alla popolazione civile preda di depressione e PTS.
Dove si produce il Captagon?

Come anticipato, il Captagon non è una novità. L’uso del farmaco e la sua produzione illecita erano più che avviate in Bulgaria, ma l’implosione dell’URSS e la conseguente transizione democratica del paese hanno aperto la strada ai successori naturali della produzione illecita di Captagon negli anni 2000: Libano e Siria. I permeabili sistemi politici e la frammentazione delle forze di polizia dei due paesi mediorientali hanno favorito enormemente lo sfruttamento delle potenziali rotte di traffico e vendita del Captagon verso la regione e, in particolare, i paesi del Golfo.
È importante notare come, sebbene i paesi del Golfo siano restii a fornire dati relativi al consumo di Captagon anche per questioni di natura religiosa, studi recenti hanno rilevato che in Arabia Saudita il 40% delle persone che fanno uso di sostanze utilizzino proprio il Captagon. Non a caso i maggiori centri di produzione del Captagon sono situabili nei governatorati di Damasco, Latakia, Ghouta Est, Aleppo, Al-Qusayr e Homs, tutte aree densamente popolate – quindi utile bacino di consumazione interna-, e contemporaneamente in prossimità di confini porosi o di porti sotto il controllo di Assad.
Le rotte di traffico

Le rotte più importanti per il commercio di Captagon sembrano essere rispettivamente quella verso i paesi del Golfo e quella destinata ai mercati europei. Per quanto riguarda il mercato di consumo regionale i principali paesi destinatari e consumatori di Captagon siriano il maggior flusso sembra essere quello destinato ai mercati di Arabia Saudita e Emirati Arabi. Secondo statistiche del regno saudita, nel 2019 il 9% dei cittadini erano tossicodipendenti, inoltre il numero di pillole scoperte dalla dogana saudita in spedizioni provenienti da Libano e Siria è stato stimato in 600 milioni negli ultimi sei anni. Nel 2020, al porto di Salerno, la Guardia di Finanza di Napoli ha trovato e sequestrato 84 milioni di pastiglie di Captagon nascoste in barattoli di passata di pomodoro, si trattò in quel caso di uno dei sequestri storici di anfetamine per quantità di prodotto trafficato.
Chi controlla la produzione di captagon?
Diversi rapporti investigativi hanno rivelato il coinvolgimento di uomini d’affari vicini al regime di Assad nel processo di produzione della droga in collaborazione con le istituzioni militari e di sicurezza del regime. Secondo un’inchiesta del New York Times, basata su interviste a funzionari regionali e a ufficiali disertati, Ghassan Bilal, capo dell’ufficio di sicurezza della Quarta Divisione, guidata da Maher al-Assad, fratello del presidente siriano, gestisce la rete di produzione e di contrabbando, protegge i laboratori e facilita il trasporto della droga verso il porto di Latakia.
Il problema della droga in Siria non si limita più al consumo di stupefacenti da parte di alcuni gruppi armati o a tentativi limitati di contrabbando verso i Paesi vicini. Negli ultimi anni, è diventata non una delle attività, bensì l’attività più redditizia per il regime di Assad e le sue milizie: il Captagon è l’ancora di salvezza del regime alauita che genera milioni di dollari. Il traffico di Captagon, tuttavia, si è rivelato anche un’importantissima leva politica e strategica per il regime. Non a caso tra i motivi della recente riammissione di Damasco nella Lega Araba figura anche la richiesta, da parte delle monarchie del Golfo verso Assad, di collaborare al contenimento del traffico illecito di Captagon.
Note:
1“Medio Oriente. Una storia dal 1991 ad oggi” – Marcella Emiliani.
Fonti:
“Drug smuggling in Syria: involvement by Assad regime and complication on regional countries” – ORSAM.
“The Captagon Threat. A Profile of Illicit Trade, Consumption, and Regional Realities” – New Lines Institute for strategy and policy.
“On Syria’s Ruins, a Drug Empire Flourishes” – New York Times – Ben Hubbard and Hwaida Saad