di Giada Badiali

L’avvento dei regimi civico-militari

Intorno agli anni Settanta e Ottanta in alcuni paesi dell’America latina si verificano le cosiddette svolte autoriarie: si tratta di governi civico-militari guidati dalle forze armate sostenuti da un’ampia fascia della popolazione. Tra questi il caso più emblematico è rappresentato dall’Argentina, dove la dittatura fu piuttosto breve dal punto di vista temporale (1976 – 1983) ma estremamente violenta sul piano repressivo. I militari inizialmente vennero percepiti dalla società argentina come super partes: essi non avevano una visione politica ben precisa anche se in linea di massima fu chiaro fin da subito che avrebbero seguito una linea di governo piuttosto conservatrice. Gli argentini in un primo momento accettarono positivamente l’ascesa della Giunta Militare visto che il Paese stava vivendo una situazione piuttosto complessa dal punto di vista politico, sociale ed economico negli anni successivi al peronismo. I militari, infatti, intervennero per realizzare un piano efficientista senza limiti con obiettivi ben precisi: rilanciare l’economia, dare stabilità al Paese e soprattutto eliminare tutte le forze politiche che impedivano il raggiungimento di questi obiettivi, tra cui i primi ad essere presi di mira furono in particolare i peronisti.

Tutte le decisioni intraprese dai militari durante la dittatura si rifacevano alla Dottrina della Sicurezza Nazionale, che si basava a sua volta sulla classica logica da Guerra Fredda di un sistema bipolare diviso in due blocchi. La Junta Militar aveva come obiettivo primario quello di proteggere il Paese dal pericolo comunista, contrastando innanzitutto i nemici interni. Sulla base della necessità di contrastare il nemico interno venne conferita ai militari la completa libertà di contrastare le opposizioni. Lo Stato guidato dai militari non aveva limiti nella lotta contro il comunismo, tanto che vennero violati costantemente i diritti umani e venne eliminato il rispetto dello stato di diritto. Ma se l’obiettivo iniziale era quello di eliminare i sovversivi, ovvero coloro che si erano rivelati vicini alla causa comunista, successivamente l’idea stessa di “sovversione” perse completamente di significato. Infatti, fin dai mesi successivi all’insediamento, oltre a far sparire i veri oppositori tra cui i membri dei partiti oppositori, i giovani intellettuali di sinistra, i sindacalisti e altri ancora, vennero fatte sparire anche le persone comuni semplicemente perché si trovavano “nel posto sbagliato al momento sbagliato”. Inoltre, vennero istituiti i tribunali militari in sostituzione ai tribunali ordinari per giudicare gli oppositori, reali o presunti che fossero.

La tattica della desaparición

La tattica della desaparición consisteva nel far sparire fisicamente le persone senza fornire informazione alcuna ai famigliari delle vittime in merito alla sorte che era toccata alla persona sparita. Si trattava di una tecnica estremamente funzionale di “controllo sociale” poiché le sparizioni, oltre a destare preoccupazioni per le sorti dei desaparecidos, permettevano di controllare la società generando timore nei confronti della gente comune, che di conseguenza limitava le proprie azioni. Questo avveniva per un duplice motivo: da un lato i parenti delle vittime temevano che la stessa sorte sarebbe potuta toccare loro; dall’altro erano portati a limitare le proprie azioni temendo in caso contrario di mettere in pericolo la vita dei famigliari scomparsi, non avendo la certezza che questi fossero morti.

Vennero utilizzate diverse tecniche per l’eliminazione dei corpi: venivano inscenati dei falsi scontri tra bande criminali e poi venivano abbandonati i corpi nelle strade, oppure venivano inseriti nella fosse comuni e poi bruciati. Ma una tecnica estremamente innovativa era rappresentata dai cosiddetti voli della morte, secondo cui le persone (talvolta ancora vive) venivano fatte salire su degli aerei militari, che partivano soprattutto dall’aeroporto Aeroparke di Buenos Aires, venivano legati loro mani e polsi e, nel caso in cui fossero ancora vivi, veniva somministrato loro un sonnifero, dopodiché una volta giunti in alta quota venivano lanciate dall’aereo sopra l’oceano. L’impatto del corpo sull’acqua era talmente letale che le persone tendenzialmente morivano sul colpo, altrimenti per affogamento.

Per di più, il governo argentino decise di non accogliere le istanze dei famigliari delle vittime che urgevano spiegazioni circa la scomparsa dei loro cari, tanto che i militari decisero di eliminare un istituto giuridico che trae origine dall’habeas corpus di diritto medievale e che in questo contesto si riferisce alla denuncia di scomparsa fatta alle istituzioni. In quegli anni tutte le richieste vennero ignorante, sulla base del fatto che non vi fosse alcun fondamento giuridico per avviare le ricerche. Addirittura, spesso, accadde anche che i famigliari delle vittime venivano fatti entrare nelle caserme con l’inganno di ricevere in cambio delle informazioni e poi venivano fatti sparire secondo le tecniche sopracitate.

La risposta della società civile:
la nascita de Las Madres y las Abuelas de Plaza de Mayo

Questa situazione portò i famigliari delle vittime, soprattutto le madri, a cercare i propri figli. Le madri iniziarono a riunirsi di fronte alle istituzioni per chiedere informazioni circa la sparizione dei loro figli e in seguito si organizzarono con delle reti coalizzandosi contro le istituzioni. Le donne iniziarono a incontrarsi periodicamente ogni giovedì pomeriggio a Plaza de Mayo (la piazza principale di Buenos Aires e sede del governo) e a scambiarsi le poche informazioni che erano riuscite a reperire. In quegli anni, il diritto di associazione era stato totalmente abolito, di conseguenza l’unico metodo che avevano per non essere scoperte era quello di camminare in gruppo dialogando tra loro. Durante gli ultimi anni della dittatura spesso le stesse Madri sparirono, mentre oggi invece sono divenute un gruppo molto solido, tanto che ogni giovedì alle ore 15:00 continuano a riunirsi, protestando nei confronti del governo che ancora non è riuscito a fare chiarezza sulle sorti dei loro figli.

Al tempo stesso, alcune Madri iniziarono a rendersi conto, che non avrebbero mai ricevuto risposte in merito alla sparizione dei loro figli. Perciò, dato che erano state spesso rapite intere famiglia oppure donne in stato di gravidanza, molte Madri iniziarono a cercare non più i loro figli, ma i loro nipoti. Ad oggi, l’attività di ricerca delle Abuelas – le nonne – è molto sviluppata, tant’è che sono stati ritrovati più di 150 “nipoti” dal 1979 al 2022, anche grazie all’avvento delle nuove tecnologie con i test del DNA sovvenzionati dallo stato argentino a partire dall’avvento del kirchnerismo nel 2006.

La fine della dittatura e la giustizia riparativa

A seguito della Guerra nelle Falkland del 1982, la situazione in argentina fu piuttosto disastrosa, tanto che la Giunta Militare non riuscì più a gestire la situazione e Galtieri nel 1983 non poté fare altro che indire le elezioni. Ma prima che venissero indette le elezioni i militari promulgarono la Ley de Autoamnistía, ovvero una legge che avrebbe giuridicamente tutelato i militari, ai quali non sarebbe stato eseguito nessun processo per i crimini commessi durante la dittatura. Inoltre, i militari prima delle elezioni, confermarono pubblicamente che non vi era nessun desaparecido, ma solo morti, provocando una forte reazione all’interno del Paese.

Con le elezioni del 10 dicembre 1983, salì al potere il radicale Alfonsín e il Parlamento poche settimane dopo abolì la Legge di Amnistia che tutelava i militari per i loro crimini commessi. Questo è particolarmente significativo dato che l’Argentina fu l’unico Paese che visse la dittatura ad abolire tale legge. Alfonsín ritenne che quando si andavano a giudicare i militari, ci fossero diversi livelli di responsabilità, poiché non tutti i militari avevano le stesse colpe e nacque così la Teoria dei tre livelli di responsabilità. Si trattava di un triangolo composto da:

  1. I militari che avevano guidato la Giunta (Videla, Massera, Agosti, Galtieri, Viola e Bignone), i quali dovevano essere puniti per aver impartito gli ordini secondo la logica del “non potevano non sapere”.
  2. Tutti coloro che ricoprivano posizioni ai vertici, ma non erano i leader della Giunta, i quali comunque impartivano lo stesso gli ordini. Ad essi venne attribuita quasi la stessa responsabilità dei precedenti.
  3. Al terzo posto si trovavano, seppur con differenti sfumature, coloro che avevano eseguito gli ordini, secondo la logica per cui colui che aveva guidato il camion su cui si trovavano i corpi non poteva ricevere la stessa condanna di un membro della Giunta che invece aveva ideato il progetto e impartito gli ordini.

Da aprile a dicembre 1985, si tenne il Juicio del Siglo con circa 900 udienze. In questa occasione Videla e Massera vennero condannati all’ergastolo, mentre gli altri membri della Giunta ottennero una detenzione da 17 a 18 anni e l’interdizione dai pubblici uffici. Ma nei due anni successivi, questo processo risultò quasi vano, quando vennero approvate due nuove leggi: la Ley de Punto Final (1986) e la Ley de Obediencia Debida (1987). La prima legge stabiliva che eventuali richieste di procedimenti contro i militari dovessero avvenire entro 60 giorni dall’entrata in vigore di suddetta legge. Alfonsín sperava di bloccare l’intraprendenza dei famigliari delle vittime, ma si generò invece una reazione inversa che spinse gli argentini a rincorrere nuove prove pur di ricevere risposte. L’altra legge andava invece di fatto a ripristinare l’amnistia, poiché si temeva che altrimenti i militari che ancora non erano stati puniti avrebbero eseguito un nuovo golpe minacciando la sopravvivenza stessa della ritrovata democrazia, motivo per cui anche la Corte Suprema de la Nación dichiarò tale legge conforme alla normativa costituzionale.

In parallelo a queste leggi di amnistia, il governo promise dei risarcimenti in denaro alle vittime dei desaparecidos. Questo portò poi alla scissione all’interno del gruppo de Las Madres de Plaza de Mayo. Le Madri più radicali non accettarono né risarcimenti né che venissero restituiti i corpi, secondo il principio aparición con vida, per cui volevano vedere ricomparire i loro figli ancora in vita. Mentre la linea fundadora si rese conto che scendere a patti con il governo avrebbe potuto mantenere per lo meno viva la memoria e avrebbe permesso di ritrovare i nipoti, ma per questo motivo vennero accusate di essere delle “vendute” dalle Madri più radicali.

Il kirchnerismo (2003 – 2015) e l’attualità

Néstor e Cristiana Kirchner videro nei temi dei diritti umani e nella verità e giustizia, il fulcro per ottenere il consenso dagli argentini, quindi sin dall’insediamento di Néstor Kirchner nel 2003 al Congresso, egli dichiarò di far parte di una ‘generazione decimata” ed è celebre la sua frase pronunciata in sede ONU: “Somos todos hijos de las Madres y de las Abuelas” – “Siamo tutti figli della Madri e delle Nonne”. Il 24 marzo, anniversario del golpe, Néstor Kirchner fece rimuovere due ritratti di Videla e Bignone dal Colegio Militar de la Nación e sottolineò che le Forze Armate dovessero aver un nuovo ruolo di protezione e mai più avrebbero dovuto puntare le armi contro i cittadini argentini. Egli fu anche il pioniere della creazione dei luoghi della memoria.

Nel 2005 vennero annullate nuovamente le Leggi di Impunità e nel 2007 vennero riaperti i processi e le indagini. In conclusione, Videla venne condannato all’ergastolo nel 2010 e morì di morte naturale in carcere nel 2013. Ad oggi, i dati sullo stato attuale delle condanne secondo il sito ufficiale dello stato argentino sono di 1.058 persone condannate, 273 sentenze emesse e 165 assoluzioni.

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