di Alessandra Coletti
Secondo le stime dell’United Nations Population Fund (UNFPA), l’India supererà la Cina come paese più popoloso del mondo prima del 2028 ed entro il 2050 avrà 1.67 miliardi di abitanti. Se infatti ad oggi la Cina rimane il paese più popoloso del mondo, per la prima volta in 60 anni la sua popolazione è diminuita, come testimonia l’indice di natalità da anni in calo.
A livello geopolitico vantare una tale mole di cittadini è sicuramente un punto di forza, ma per l’India rappresenta una serie di notevoli sfide, come l’inasprimento della fame e della povertà già presenti e l’espatrio di moltissimi giovani. Vi è inoltre anche la pressione per la creazione di politiche economiche e sociali atte a migliorare il sistema sanitario, educativo e gli standard di vita. Per di più, sin dalla sua elezione nel 2014, il Primo Ministro Narendra Modi ha più volte espresso la necessità per il Paese di diventare autosufficiente in termini di ricerca e sviluppo di tecnologie, specialmente in ambito militare, per poter bilanciare la minaccia rappresentata dai vicini Pakistan e Cina.
La proiezione verso l’Egitto
In quest’ottica, l’India si è mossa verso il consolidamento dei rapporti diplomatici con l’Egitto.
Il Presidente egiziano Abdel-Fattah Al-Sisi è stato recentemente ospite speciale durante la parata per celebrare il 74esimo anniversario della Repubblica Indiana il 26 gennaio scorso. Non a caso, infatti, durante la visita i due paesi hanno siglato diversi accordi che spaziano in molteplici aree come la cultura, il commercio e la difesa, definendo le relazioni bilaterali tra i due come “strategic partnership”. Come ha annunciato lo stesso Modi, “nell’ambito del partenariato strategico India-Egitto, svilupperemo un quadro a lungo termine di maggiore cooperazione nei settori politico, della sicurezza, economico e scientifico”, definendo come “illimitata” la collaborazione in settori chiave come sicurezza e difesa. Congiuntamente a questi ultimi, i settori della collaborazione accademica e l’aumento dei contatti tra i cittadini dei due stati (con l’auspicio del presidente Al-Sisi di accogliere più turisti indiani) sono quindi al centro del mutuo interesse dei due Paesi, con l’obiettivo di fortificare il loro legame alla luce della situazione geopolitica attuale, che vede i due paesi storicamente e politicamente simili, entrambi potenze emergenti nel rispettivo teatro geografico ed interessate a interconnettere le due sfere di influenza.
L’India mira, infatti, ad accrescere i rapporti commerciali con l’Egitto, sfruttando la sua posizione geografica anche come trampolino di lancio verso i mercati europei ed africani. Inoltre, avvicinandosi agli Stati sunniti del Medio Oriente, trova terreno fertile per contrastare il fronte Pakistan-Turchia, il cui supporto reciproco è aumentato negli ultimi anni. L’Egitto, d’altro canto, vede nell’India un notevole bacino di approvvigionamento alimentare e finanziario, dal quale poter attrarre investimenti per lo sviluppo della Zona Economica del Canale di Suez (SCZONE), senza ostacoli derivanti da pressioni su sovranità, ideologia e diritti umani. In aggiunta, l’avanzamento tecnologico soprattutto nell’ambito delle telecomunicazioni si è rilevato essere un punto cardine per entrambi.
I punti focali della discussione
Al centro del dibattito sono emerse due sfere di spiccato interesse per entrambi i Paesi: il terrorismo e il cyberspazio, soffermandosi particolarmente sulla cybersecurity. Entrambi hanno infatti identificato nel terrorismo una minaccia concreta e immediata alla sicurezza, sostenendo che azioni forti devono essere prese per prevenire e controllare il terrorismo transfrontaliero. La cybersecurity, definita da entrambe le parti come un’area dalla “minaccia crescente” se abusata da forze estremiste, e la tecnologia dell’informazione e comunicazione (ICT) sono state anch’esse argomento principale non solo del dialogo ma anche di accordo, con la speranza futura del Presidente Al-Sisi di creare canali permanenti per migliorare le connessioni digitali tra i due paesi e “migliorare le condizioni di vita della popolazione”. L’avanzamento nel campo delle ICT, che costituisce l’8% del PIL indiano, ha infatti attirato l’attenzione della controparte egiziana, come dimostrato anche della visita in India del Ministro delle Comunicazioni e delle Tecnologie dell’Informazione Amr Talaat i primi di gennaio.

Dalla teoria alla pratica
Concretamente i due Paesi hanno dichiarato di voler incrementare il commercio bilaterale fino al raggiungere la soglia dei 12 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni, con l’intenzione di diversificare anche i prodotti sottoposti allo scambio. Tra il 2021 e 2022, nonostante la crisi economica globale derivante dalla pandemia di Covid-19, il commercio tra India ed Egitto è stato di 7,26 miliardi di dollari. Di fatti, l’India è tra i primi cinque importatori di beni egiziani, come petrolio, gas naturale, imbarcazioni e macchinari elettrici.
I due leader hanno inoltre firmato un Protocollo d’Intesa della durata di tre anni, per agevolare lo sviluppo e produzioni congiunte tra Prasar Bharati (emittente pubblica indiana di proprietà dello stato) e l’Autorità nazionale dei media egiziana. Questi si scambieranno programmi relativi a notizie, sport, cultura e intrattenimento che verranno trasmessi sulle loro piattaforme, e formeranno funzionari pronti ad interfacciarsi con le ultime tecnologie. Lo sforzo politico dell’India di mostrare il progresso del proprio paese ed il ricchissimo patrimonio culturale è stato reso chiaro anche da un comunicato del Ministero dell’Informazione e della Radiodiffusione.
La situazione attuale
Tuttavia, le autorità di entrambi i paesi hanno operato negli ultimi anni una dura repressione verso la libertà di espressione e associazione, soffocando il dissenso e la società civile. Secondo Amnesty International India ed Egitto “sembrano aver portato la loro lunga cooperazione bilaterale a un livello diverso, dove condividono tattiche per reprimere sempre più i diritti e le libertà nei rispettivi Paesi.” Ne è l’ultimo lampante esempio il tentativo da parte di Nuova Delhi di impedire la diffusione del programma della BBC “India: The Modi Question” sul ruolo dell’attuale PM nelle rivolte del 2002 nello Stato del Guajarat. Allora Ministro dello Stato del Gujarat, Modi è stato accusato di non aver agito per fermare l’ondata di violenza in corso contro i musulmani, che causò la morte di oltre mille persone, e aver contribuito al clima di impunità poi creatosi. Adducendo quindi alla situazione emergenziale, le piattaforme social sono state costrette a rimuovere il video in India.
Lo sviluppo delle relazioni
I motivi che hanno spinto Nuova Delhi ed Il Cairo ad avvicinarsi ulteriormente e avviare quella che ha tutti i presupposti per essere una partnership di successo, sono molteplici. I due Paesi condividono una storia simile, che ha come minimo comun denominatore la Gran Bretagna. L’obiettivo del colonialismo britannico era infatti quello di assicurarsi l’Egitto non solo per le sue ricchezze, ma anche il suo posizionamento strategico che offriva un accesso più veloce e sicuro all’India, a lungo denominata “perla dell’Impero”, attraverso il Canale di Suez. Dopo la lotta intrapresa per l’indipendenza ed il suo ottenimento per l’Egitto nel 1947 e per l’India nel 1957, i leader dei due paesi, rispettivamente Gamal Abdel Nasser e Jawaharlal Nehru, sono stati fondamentali nella creazione del Movimento dei paesi Non-Allineati durante la Guerra Fredda, attraverso il quale hanno imbastito i loro rapporti diplomatici ed il cui 75esimo anniversario è stato proprio nel 2022.
La cooperazione ed il desiderio di una maggiore collaborazione tra il Primo Ministro Modi e il Presidente Al-Sisi sono diventati evidenti in seguito alle diverse visite diplomatiche avvenute sin dall’inizio delle reciproche cariche nel 2014.
I crescenti rapporti diplomatici tra i due Paesi hanno dato i loro frutti in concomitanza della crisi derivante dal Covid-19, durante la quale Il Cairo ha spedito 300.000 dosi del farmaco antivirale remdesivir all’India, insieme a 30 tonnellate di forniture mediche. Al contrario, nel clima di crescente preoccupazione per la catena di approvvigionamento alimentare derivata dalla guerra in Ucraina, l’India nel momento dell’imposizione di un divieto di esportazione del grano a causa di una estrema ondata di caldo, ha esentato l’Egitto, che ha quindi continuato ad importare grano indiano.
Nell’ambito di sicurezza e difesa i due Paesi hanno costruito un rapporto solido fin dagli anni ’60 con la progettazione congiunta di aerei da combattimento e addestramento dei piloti egiziani dalla controparte indiana fino alla metà degli anni’80. Nel 2022, hanno sottoscritto un patto per la partecipazione ad esercitazioni congiunte e cooperazione nell’addestramento. La prima esercitazione tra le forze speciali dei due eserciti, la “Exercise Cyclone-I” è in corso dal 14 gennaio scorso.
Tirando le fila…
Analizzando questa partnership adottando una lente di più ampio raggio, l’India è una potenza in ascesa ed il suo interesse strategico è ampliare la propria influenza al di là dei propri confini, ed in particolare in Africa, al centro dei mercati delle materie prime e proprio per questo al centro dell’attenzione di diverse grandi potenze. Dalla prospettiva egiziana, una maggiore collaborazione con l’India comporta avere accesso a maggiori contingenti di grano, che precedentemente importava grandemente da Russia ed Ucraina, e a nuove risorse energetiche. Nel 2018 l’Egitto ha infatti firmato un accordo all’interno dell’Alleanza Solare Internazionale (ISA) per lavorare sull’energia solare, supportato dall’India, al fine di ridurre la dipendenza da combustibili fossili. Inoltre, l’Egitto ha come obiettivo la creazione di una sfera d’influenza nella regione tra il Mediterraneo orientale e il Mar Rosso, e la modernizzazione della marina. L’effetto creato è duplice: da una parte l’avvicinamento indiano per contrastare il terrorismo, dall’altro l’interesse egiziano per l’acquisto di jet da combattimento ed elicotteri d’attacco, in uno sforzo per diversificare ed espandere i propri mezzi militari.
La cooperazione sul piano della sicurezza e difesa è cardine per entrambi, ma Il Cairo è intenzionato anche ad attrarre investimenti per lo sviluppo della Zona Economica del Canale di Suez (SCZONE), senza che questi abbiano delle condizioni che incidano sulla sovranità dello Stato. Nuova Delhi non mira solo a rafforzare i rapporti bilaterali con l’Egitto ma ad avvicinarsi anche a Stati del Medio Oriente come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, che desiderano ardentemente contrastare l’influenza che Stati come la Turchia, il Pakistan e il Qatar hanno nell’ambito dell’estremismo religioso. L’accordo commerciale tra India ed Egitto mira anche ad aumentare l’impegno indiano in una regione fortemente strategica per la Cina, il cui commercio bilaterale con Il Cario è nettamente superiore; mentre l’avvicinamento culturale e lo scambio di conoscenze diventa fondamentale nell’ottica dell’esplosione demografica indiana. Inoltre, accedere ai mercati europei e africani tramite il Canale di Suez è di cruciale importanza, rendendo l’Egitto un’ancora fondamentale al posizionamento indiano nel mondo arabo per poter affrontare meglio l’attuale e futura situazione internazionale.
Un occhio alle grandi potenze
La competizione sino-americana si muove da tempo anche sullo scacchiere africano. La Cina ha infatti notevolmente allargato la sua influenza nel continente attraverso il “Beijing Consensus” che ha da tempo rimpiazzato quello di Washington proprio a causa della sua mancanza di condizionalità. Inoltre, l’Egitto è visto da Pechino come un ponte ed una risorsa anche per la costruzione della Belt and Road Iniziative, oltre che come snodo commerciale. Di conseguenza, nello scenario delle tese relazioni tra India e Cina, l’avvicinamento ed il maggior impegno economico, energetico e politico indiano nel teatro Medio Orientale non è sicuramente visto di buon occhio da Pechino, in quanto la sua influenza nella regione viene limitata.
Lo stesso non si può dire però degli Stati Uniti, che oltre ad essere un partner strategico per l’Egitto, è insieme a quest’ultimo membro della Coalizione globale per sconfiggere l’ISIS. Oltre ad avere un commercio di oltre 9 milioni di dollari, i due sono anche partner commerciali ed in generale, nello scacchiere geopolitico che vede contrapposti Washington e Pechino, ogni perdita dell’uno corrisponde ad una vincita per l’altro. Infine, l’avvicinamento di Nuova Dehli al Cairo rappresenta un vantaggio geostrategico statunitense perché avvicina due attori fondamentali nel contrasto all’espansionismo cinese dal teatro Indo-Pacifico a quello Mediterraneo: l’India come argine terragno e marittimo della Cina nell’Himalaya e nell’Oceano Indiano e l’Egitto per via del controllo del canale di Suez. Rafforzando così il proprio potere sui colli di bottiglia della principale arteria economica marittima globale a scapito di Pechino.
Foto in copertina: ©SAJJAD HUSSAIN/AFP via Getty Images