Written By Redazione

di Flavio Gervasoni

Da più di trent’anni si combatte nel Nagorno Karabakh. Un territorio piuttosto circoscritto, incastonato tra le montagne del Caucaso meridionale, non particolarmente ricco ma collocato in una posizione strategica in una regione sempre più centrale per la distribuzione dei flussi energetici tra Europa e Asia. Le origini del conflitto risalgono al periodo di l’implosione dell’URSS: la nascita nel 1991 delle repubbliche indipendenti di Armenia e Azerbaigian segnò l’inizio degli scontri in un contesto di tensioni preesistenti; infatti nel 1989 la maggioranza armena del Nagorno-Karabakh aveva avallato con un referendum la decisione del Parlamento di entrare nell’orbita armena. Le tensioni culminarono con una prima guerra combattuta tra il 1991-1994 che cessò nel maggio 1994 a Biškek con un accordo tra le due parti che garantì una tregua di 26 anni. Le ostilità tuttavia non cessarono, infatti nel 2020 sono scoppiati altri due conflitti. Nella questione sul controllo della piccola repubblica secessionista armena, de jure parte dell’Azerbaijan, de facto controllata dagli armeni karabakhi e sostenuta – ma non riconosciuta – dall’Armenia, rientrano infatti varie tensioni regionali: armeno-azere, turco-armene e gli interessi regionali di Iran, Turchia e Russia.

Fonte: AFP

I rapporti tra armeni e azeri

La questione armeno-azera è quella che allo stato attuale è quella estremamente più delicata. Si tratta di delimitare e demarcare i confini di entrambi i paesi, aprire le vie di comunicazione e sanare i drammatici danni umanitari che questa guerra porta con sé: salme di prigionieri, mine e fosse comuni da dissotterrare per far sì che ognuno abbia una dignitosa sepoltura. Questo processo viene complicato dalla tragicità di due stragi: il Pogrom di Sumgait, avvenuto nel 1988 dove bande di azeri assaltarono i quartieri degli armeni causando, secondo le stime, 17 morti e 70 feriti; e il massacro di Xocalı perpetrato dall’esercito armeno contro i cittadini della città di Xocali.  Negli anni i due paesi si sono accusati a vicenda di queste due stragi senza che nessuno dei due ammettesse le proprie responsabilità. Questa situazione fa sì che il dialogo tra Yerevan e Baku sia estremamente fragile e che necessiti di un intervento esterno per non rischiare di bloccarsi. 

I rapporti tra armeni e turchi

Il rapporto tra Armenia e Turchia viene discusso in un tavolo negoziale, senza mediatori, attraverso due rappresentanti; il dialogo è molto freddo dato che, da quando l’Armenia si è costituita come Repubblica, i rapporti tra i due stati sono stati estremamente ostili. Un fattore che di certo pesa nel rapporto tra questi due stati è stato il genocidio armeno, avvenuto durante la Prima guerra mondiale per mano dell’Impero Ottomano. L’Armenia ha sempre accusato la Turchia di essere la responsabile anche se il governo di Ankara ha più volte negato il genocidio sostenendo che gli armeni erano morti per cause differenti. Nel dicembre del 2021, nel tentativo di sbloccare questa  situazione, i due paesi hanno deciso di inviare dei “mediatori speciali” ovvero l’ex Ambasciatore negli Usa Serdar Kilic e il vicepresidente del parlamento armeno Ruben Rubinyan. Il loro primo incontro si è tenuto a Mosca il 14 gennaio del 2022 ed ha avuto un esito positivo. Da questo momento in poi i rapporti sembrano protrarsi verso un processo di normalizzazione sia dal punto di vista economico sia da un punto di vista sociale e umanitario.

Gli interessi di Iran Turchia e Russia

In una zona con poche risorse economiche a sua disposizione ma con una grandissima centralità per la sua posizione geografica, diversi paesi hanno posto particolare attenzione su questo conflitto. Tra i paesi che si sono esposti si trovano l’Iran, la Turchia e la Russia.

Iran

Le relazioni diplomatiche ufficiali tra l’Azerbaigian e l’Iran sono state stabilite dopo il crollo dell’Unione Sovietica. L’Iran e l’Azerbaigian condividono in larga misura storia, religione e cultura simili. Tuttavia, allo scoppio della guerra nel Nagorno Karabakh, l’Iran ha deciso di dare il suo sostegno all’Armenia. La scelta di Teheran è stata una scelta dettata dal timore di essere accerchiata: una sensazione data dal fatto che nel Golfo Persico sono presenti i principali nemici di Teheran, ovvero americani, israeliani e arabi. Questa sensazione è stata confermata dall’attacco aereo del 27 gennaio nella città di Isfahan, nel centro dell’Iran, dove è stato preso di mira un centro militare. L’emittente Al Arabiya sostiene che l’operazione sia stata condotta dagli Stati Uniti e da un altro Paese non specificato; secondo il Wall Street Journal il secondo paese sarebbe lo Stato d’Israele che da qualche mese a questa parte, con la sua aeronautica, sta portando avanti un’esercitazione contro il programma nucleare iraniano. Per questi motivi, per la Repubblica Islamica la partita che si sta giocando nel Caucaso ha una rilevanza fondamentale.

Turchia

Il paese guidato dal presidente Erdogan si è schierato a favore dell’Azerbaigian. Le relazioni che ci sono tra i due stati sono solide e forti. La loro vicinanza si basa sul fatto che entrambe sono repubbliche turche e che, dunque, venga riconosciuto il concetto di una “nazione in due Stati“. Infatti, la Turchia è stato il primo paese a riconoscere l’Azerbaigian e, oltre ad un fatto meramente politico, la Turchia ha continuato a sostenere l’Azerbaigian con lo scopo di preservare l’integrità e aumentare le ricchezze economiche e naturali della repubblica caucasica. Infine, oltre ad un’alleanza dal punto di vista economico e diverse partnership commerciali, tra i due stati vi sono anche delle cooperazioni in ambito militare, come dimostra l’accordo di cooperazione firmato nel 1992 dall’allora presidente dell’Azerbaigian, Ayaz Mütallibov, con la Turchia, stato membro della NATO.

Russia

Da ultimo abbiamo il paese su cui sono puntati tutti i riflettori del mondo, ovvero la Russia. Le relazioni iniziali che vi erano con le due repubbliche erano molto amichevoli, basate su amicizia, cooperazione, sicurezza reciproca e con delle relazioni economiche sempre crescenti. Dagli inizi degli anni duemila, la Russia ha sostenuto la crescita dell’Azerbaigian nella sua anche dal punto di vista militare; a tale scopo solo stati firmati due accordi nel 2003 e nel 2006. Il ruolo che sta avendo la Russia in questo conflitto è quello di intermediario. Il 10 novembre è stato stilato un accordo di cessate il fuoco con il dispiegamento per almeno 5 anni di militari russi all’interno della regione. Tale iniziativa cerca più che altro di portare avanti un principio di tranquillità e serenità all’interno del territorio senza, tuttavia, regolare lo status del Nagorno-Karabakh. Più che della protezione del suo alleato azero o dell’Armenia, alla Russia interessa di mantenere un favorevole equilibrio di potere con Ankara e, di conseguenza, mantenere con questa una partneship solida.

Gli Stati Uniti e Israele sarebbero interessati a questa guerra?

Altri due attori interessati alla regione, seppur non confinanti con essa, sono gli Stati Uniti d’America e Israele. La decisione degli Stati Uniti d’America, e in particolar modo la presidenza Biden, del ritiro completo delle truppe in Afghanistan difficilmente fa immaginare un intervento all’interno del conflitto. In una posizione diversa si trova, invece, Israele. La sua alleanza con l’Azerbaigian ha origini nell’indipendenza dell’ex repubblica sovietica. Inoltre, l’Azerbaigian è uno dei pochi paesi a maggioranza musulmana che sostiene lo Stato d’Israele e i due paesi  inoltre sono accomunati da un nemico, ovvero l’Iran. I vantaggi della cooperazione trai due paesi sono molteplici: Israele si rifornisce di greggio dall’Azerbaijan, gli azeri utilizzano i sistemi di monitoraggio israeliani e trai due c’è una buona condivisione di intelligence. E addirittura nel 2016 l’ Azerbaigian permise ad Israele di utilizzare i propri aeroporti come base per i raid contro le strutture iraniane.

Il conflitto del Nagorno Karabakh ha delle ripercussioni ben oltre la propria regione, infatti influenza molti paesi dell’area che hanno interessi contrastanti. Vi è l’Iran che sostiene dell’ Armenia perché si sente ormai soffocato dalla presenza di troppi paesi contro il suo regime. Vi è Russia che agisce come intermediario per stabilizzare la situazione e mantere buoni rapporti con la Turchia. Vi sono, infine, la Turchia e Israele farebbero di tutto per aiutare Azerbaigian in funzione antiturca.

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