Con il progressivo diffondersi della pandemia da COVID-19 e il conseguente bisogno crescente di forniture di vaccini, le Nazioni Unite si sono poste il problema di come poter aiutare quei Paesi (si stima siano 92) che non hanno le risorse per mettere in atto una campagna vaccinale per la propria popolazione. Da qui nasce l’idea del programma COVAX, promosso dall’ONU ma il cui partenariato è stato realizzato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (CEPI) e l’Alleanza Vaccini (GAVI), con un importante contributo anche da parte dell’UNICEF. Si tratta della più grande operazione di acquisizione e fornitura vaccini, parte della più larga operazione di collaborazione “Acceleratore per l’Accesso agli Strumenti COVID-19” (Centro Regionale di Informazione delle Nazioni Unite 2021). L’obiettivo primario prefissato era quello di arrivare a distribuire alle economie più svantaggiate due miliardi di dosi entro la fine del 2021, ma è già chiaro che tale obiettivo non potrà essere soddisfatto, ed è infatti già stato rivisto: si prevede che la fornitura arrivi a 1.425 miliardi entro la fine di questo anno, e al soddisfacimento del proposito originale nei primi mesi del 2022 (WHO 2021).
Uno dei maggiori motivi per cui il programma ha subito un arresto sembra essere la situazione in cui riversa l’India, come asserito da Gian Gandhi, coordinatore di COVAX per la divisione dell’UNICEF: “The delay at Serum Institute is one of the largest reasons COVAX is behind schedule” (Ducharme 2021). Il Serum institute of India è attualmente considerato il più grande produttore di vaccini nel mondo e doveva essere il maggior contributore del progetto; infatti, aveva promesso di donare a COVAX circa un miliardo di dosi entro il 2021, ma a settembre risultava averne effettivamente offerte solamente 20 milioni. Il problema è emerso quando l’India si è trovata ad affrontare una nuova ondata contro il virus in primavera, la quale ha fatto sì che la produzione vaccinale fosse dirottata in risposta alla domanda interna a danno degli impegni presi con il piano COVAX (Horner 2021).
Il motivo principale per cui COVAX non raggiungerà l’obiettivo inizialmente prestabilito riguarda però la scarsa partecipazione dei Paesi economicamente più stabili all’iniziativa; inizialmente hanno assunto un atteggiamento restio, come nel caso di Cina e Stati Uniti, che in origine si erano rifiutati di prenderne parte. Inoltre, in determinati Paesi occidentali, dove la maggioranza della popolazione risulta aver completato il proprio ciclo vaccinale (in particolare in Europa si parla del 72% dei maggiorenni), si è proposto e in alcuni casi già iniziato con la somministrazione di una terza dose, e nel caso di Israele addirittura di una quarta. Ciò ovviamente va a discapito delle nazioni destinatarie del progetto le cui forniture vengono rimandate. Più volte l’OMS ha chiesto di ritardare tali somministrazioni, così come il rinvio dell’inserimento dei giovani al di sotto dei 15 anni all’interno della campagna vaccinale, in quanto considerati meno a rischio, mentre nei Paesi in via di sviluppo la maggior parte degli adulti stenta ad aver ricevuto una dose (Guzzonato 2021).
Ancora, un altro fattore di ritardo che può essere citato è intrinseco alla struttura stessa del piano COVAX, il quale ha sì come principale obiettivo la distribuzione di vaccini a quei Paesi che non possono permettersi le forniture, ma si era anche proposto di regolamentare a livello globale l’approvvigionamento di vaccini facendo in modo che gli Stati in grado di comprare le dosi a loro necessarie, i quali avevano già stipulato contratti con le case di produzione, ne acquistassero una parte tramite il programma. La logica che sta dietro a questa scelta prevede che in questo modo il piano assuma potere e così COVAX avrebbe potuto negoziare con i produttori ottenendo prezzi vantaggiosi; i vari Paesi inoltre avrebbero a disposizione un’assicurazione nel caso il loro approvvigionamento non fosse stato finalizzato (Ducharme 2021). Il problema che tale disposizione ha creato è che diversi tra questi Stati hanno effettivamente reclamato la parte di vaccini che gli spettava in base agli accordi, finendo però per rallentare l’intero processo e anche sottraendo dosi che dovevano essere inviate ai Paesi in via di sviluppo. Un esempio è il caso del Regno Unito, che nel mese di giugno ha donato 100 milioni di dosi a COVAX ma allo stesso tempo ne ha ricevute da questo 539000, più del doppio di quante ne siano state inviate in Africa nel medesimo periodo (Horner 2021).
Alcuni esperti ritengono che il malfunzionamento di COVAX sia legato all’incapacità di creare un sistema analogo prima che fosse necessario, prima dello scoppio della pandemia e non durante il suo corso; come riportato dall’esperto di medicina legale Eccelston-Turner: “In the intervening years between 2009 and COVID, we did very little to solve this problem, to prevent this from being a problem in the future” (Ducharme 2021).
In conclusione, il progetto COVAX si era posto un obiettivo giusto e necessario, vi era l’urgenza che la comunità internazionale e soprattutto i Paesi più abbienti si mettessero a disposizione di coloro che già si trovavano in una situazione precaria, e che la pandemia non ha fatto altro che peggiorare. La sua realizzazione non è stata però all’altezza, il meccanismo previsto non si è rivelato efficiente e soprattutto non è stato in grado di coinvolgere attivamente quelli che dovevano essere i principali finanziatori e contributori, i quali continuano tutt’ora a dare la priorità al loro interesse nazionale. In realtà COVAX sarebbe un modo efficace per combattere il virus a livello globale, cosa che gioverebbe a ogni Paese, mentre rimandando la vaccinazione delle popolazioni più svantaggiate COVID-19 continua a circolare e a mutare, con il rischio che si vengano a creare nuove varianti, cosa che rinvierebbe nuovamente la ripresa globale.
Fonti:
Centro Regionale di Informazione per le Nazioni Unite, Che cos’è COVAX?, 5 maggio 2021.
World Health Organization, Joint COVAX Statement on Supply Forecast for 2021 and 2022, 8 settembre 2021.
Jamie Ducharme, COVAX Was a Great Idea, But Is Now 500 Millions Doses Short of Its Vaccine Distribution Goals. What Exactly Went Wrong?, Time, 9 settembre 2021.
Rory Horner, COVAX misses its 2021 delivery target – what’s gone wrong in the fight against vaccine nationalism?, The Conversation, 17 settembre 2021.
Chiara Guzzonato, Il programma COVAX non raggiungerà i suoi obiettivi: perché?, Focus, 23 settembre 2021.