di Andrea Stucchi

Il termine Trimarium – letteralmente “tre mari” – indica quella regione compresa tra Mar Adriatico, Mar Baltico e Mar Nero, ossia gran parte dell’Europa centro-orientale. Considerare questa regione come un unicum nasce dalla necessità dei paesi che la popolano, primo su tutti la Polonia, di difendersi dalle due grandi potenze che nel corso dei secoli si sono spartiti il dominio su questa zona: Germania e Russia. Il termine è mutuato dal maresciallo Pilsudski (1867-1935), padre fondatore e primo capo di stato della Polonia moderna, e in particolare dalla sua ambizione di unire in una federazione gli stati nati dalla dissoluzione degli imperi austroungarico, tedesco e russo dopo la Prima Guerra Mondiale. Sfortunatamente il progetto non andò in porto, Pilsudski morì prematuramente e la regione fu ancora una volta soggiogata, prima dall’occupazione nazista e poi da quella sovietica.

Con la fine della Guerra Fredda gli stessi stati riconquistarono la propria indipendenza e intrapresero un cammino di democratizzazione e liberalizzazione (sicuramente economica, forse meno politica) nel solco delle organizzazioni occidentali, prime su tutte NATO e UE.

Dall’Unione Europea queste nazioni traggono un notevole beneficio economico, sotto forma di fondi strutturali, ma soprattutto grazie alla profonda interconnessione col sistema produttivo tedesco, di cui, se considerati complessivamente, sono il maggiore cliente.

Dalla NATO invece traggono la propria sicurezza: con la caduta del Muro di Berlino e la dissoluzione dell’Unione Sovietica, il Patto Atlantico ha inglobato i paesi del Trimarium fino a lambire il territorio russo direttamente (l’exclave di Kaliningrad confina con Polonia e Lituania) e indirettamente (attraverso i bastioni di Bielorussia e Ucraina). Rappresentando il confine col nemico, gli stati di questa regione ospitano numerose basi statunitensi, un discreto numero di soldati, e i sistemi missilistici antirussi in Polonia e Romania. La regione gode infatti di una certa rilevanza strategica nei calcoli del Pentagono: gli Stati Uniti devono evitare che una potenza continentale domini l’intero continente o, come già è accaduto, che due potenze se lo spartiscano. Per questo si sono frapposti tra i due principali aspiranti al trono: tedeschi e russi. I paesi del Trimarium dal loro canto sono riusciti ad ingigantire la minaccia russa per ottenere la protezione americana, salvo poi indispettire il Cremlino e causare il ritorno dell’assertività russa (dai fatti del 2008 nel Caucaso in poi). Questo a sua volta ha causato un ulteriore inasprimento dei rapporti tra le due ex superpotenze.

Su iniziativa degli allora presidenti di Polonia e Croazia, nel 2015 i paesi del Trimarium hanno formalizzato la loro cooperazione tramite la “Three Seas Initiative”, una piattaforma politica a livello presidenziale che coinvolge 12 stati dell’Unione Europea: Austria, Bulgaria, Croazia, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Slovenia. La 3SI si riunisce annualmente e ha ottenuto una certa risonanza (non alle nostre latitudini), fatto confermato dalla partecipazione al summit di Varsavia del 2017 dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump. L’ultimo summit si è tenuto a ottobre a Tallin, Estonia, per la prima volta in modalità ibrida (in parte in presenza e in parte online).

I Paesi del Trimarium occupano circa un terzo della superficie dell’UE e vi abita un quarto della popolazione, ma il loro PIL è appena il 10% del totale europeo. Per ragioni storiche e geopolitiche inoltre la regione è ben collegata lungo l’asse est-ovest, che la congiunge con Mosca e con Berlino, ma non lungo l’asse nord-sud, il cui sviluppo è uno degli obiettivi dell’iniziativa, assieme ai “tre pilastri” di (1) sviluppo economico nel campo digitale, energetico e dei trasporti, (2) rafforzamento della coesione europea e (3) legami transatlantici.

L’aspetto energetico gioca un ruolo fondamentale: la regione del Trimarium è fortemente legata alle forniture di gas russo, la cui quota sul mercato europeo sfiora il 40%, ma il dato sale fino al 90% in alcuni paesi della regione. Per diminuire l’influenza russa, i paesi si stanno rivolgendo ad altri fornitori, come i paesi dell’Asia Centrale, del Mar Caspio e del Mar Nero e tramite la 3SI hanno varato alcuni progetti come gli impianti di rigassificazione del gas naturale liquido (GNL) proveniente dagli USA, in Polonia e Croazia.

I paesi del Trimarium non sono però ancora pronti a rendersi totalmente indipendenti dal gas russo, cosa che Mosca sa molto bene: il ricatto energetico sembra essere l’arma più efficace nell’arsenale del Cremlino, nonché una delle poche rimaste dopo che tutti i suoi ex satelliti sono passati dalla parte del nemico.

Proprio sul gas si gioca una delle partite geopolitiche più importanti nella regione: quella del gasdotto Nord Stream, da diversi anni in via di raddoppio, ma fortemente contrastato dagli USA e boicottato tramite sanzioni commerciali che da anni ne rallentano l’ultimazione. La seconda pipeline permetterebbe alla Russia di portare attraverso il Mar Baltico direttamente in Germania altri 55 miliardi di m² di gas all’anno, mantenendo in piedi l’industria degli idrocarburi russa e rendendo la Germania il principale hub per l’acquisto di gas in Europa; ma soprattutto consoliderebbe l’avvicinamento tra tedeschi e russi, inconcepibile per gli americani, amministrazione Biden compresa. Per questo Washington considera il Trimarium un bastione da difendere per schiacciare i russi e tenere buoni i tedeschi. Sembra quasi una riedizione del Patto Atlantico, che, con le parole del primo segretario generale, serviva a tenere «gli americani dentro, i russi fuori e i tedeschi sotto» (Hastings Lionel Hismay, 1949).

In tutto ciò la Cina gioca un ruolo marginale, cercando di ottenere influenza economica tramite le Vie della Seta e il China-CEEC (Central and Eastern European Countries) Summit, anche chiamato 17+1, ma non riesce, o forse non vuole, immischiarsi nella competizione strategica.

Partner numero uno degli Stati Uniti, sempre più diffidente verso Mosca, pragmaticamente dentro l’UE, cliente della Germania e pronto a sfruttare le ambizioni cinesi, il Trimarium sembra quindi essersi ritagliato uno spazio di manovra in cui crescere, sempre con un occhio di riguardo per la propria sicurezza. Il gioco tra le potenze è rimasto quindi uguale nel tempo, con i due vicini, russi e tedeschi, che più che contendersi il primato sulla regione stabiliscono un condominio. Gli Stati Uniti, chiamati a soccorrere chi si trova in mezzo, cercano di ottenere il massimo del guadagno possibile, non tanto per amore dei nuovi alleati, quanto piuttosto per fiaccare i loro rivali.

Ai Paesi del Trimarium non resta che volgere al meglio la situazione.

Fonti: Limes – rivista italiana di geopolitica; ISPI – Istituto per gli Studi di Politica Internazionale; Geopolitica Futures; Visegrad Post; The Atlantic Council; European Commission; Three Seas Initiative; The Cambridge History of Poland

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